Frazionamento delle proteine grezze nell’analisi dei mangimi
Uno dei maggiori fattori di costo e di successo nell’allevamento di bestiame sono i mangimi utilizzati. Questi svolgono un ruolo decisivo nella successiva composizione e qualità dei prodotti di origine animale (carne, latte, uova, ecc.) e devono essere utilizzati nel modo più efficiente possibile in vista degli attuali aumenti dei costi. Poiché gli animali da allevamento assumono e assorbono il mangime in modo diverso, l’analisi mirata del mangime è indispensabile per offrire una strategia di alimentazione adeguata al fabbisogno. Le procedure standard nell’analisi dei mangimi, come ad esempio l’analisi Weender, distinguono le sostanze organiche contenute nei mangimi in proteine grezze, grassi grezzi, fibre grezze ed estratti privi di azoto. Tuttavia, questa suddivisione delle componenti è relativamente imprecisa ed è solo parzialmente significativa per quanto riguarda la tollerabilità e l’assimilabilità dei mangimi. Pertanto, i processi moderni vanno oltre, suddividendo i vari parametri in base all’assimilabilità, alla digeribilità e alla concentrazione di energia determinando, ad esempio modelli di amminoacidi, frazioni proteiche, componenti delle fibre come ADF o NDF, lo spettro degli acidi grassi e altri parametri presenti nei campioni.
Frazionamento delle proteine grezze come analisi preliminare per un calcolo ottimale delle razioni
Nelle moderne aziende agricole, i calcoli delle razioni per l’alimentazione degli animali si basano oggigiorno su modelli di calcolo che operano con informazioni il più dettagliate possibile, ad esempio sui modelli di amminoacidi o sulle frazioni di proteine grezze. Un esempio è il Cornell Net Carbohydrate and Protein System (CNCPS), un metodo di calcolo statunitense noto in continua evoluzione per l’ottimizzazione delle razioni. Il frazionamento delle proteine grezze è necessario perché il contenuto di proteine grezze di un campione viene determinato tramite il contenuto di azoto analizzato, ad esempio il contenuto proteico nei prodotti lattiero-caseari viene calcolato moltiplicando il contenuto di azoto misurato per il fattore proteico (fattore 6,38 per i prodotti lattiero-caseari). Tuttavia, una determinata parte dell’azoto misurato rappresenta proteine che non possono essere utilizzate affatto o che vengono utilizzate male o solo in parte dall’animale. Nell’analisi delle frazioni di proteine grezze, le proteine sono quindi suddivise in diverse frazioni o gruppi a seconda della loro solubilità e della reazione digestiva. Secondo il nuovo metodo VDLUFA vengono analizzati i seguenti parametri:
Parametro | Abbreviazione | Processo di analisi semplificato |
Proteina grezza | XP | Determinazione diretta delle proteine |
Proteina grezza insolubile in tungstato | WUXP |
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Proteina grezza insolubile in tampone borato-fosfato | BUXP |
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Proteina grezza insolubile in detergenti neutri | NDUXP |
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Proteina grezza insolubile in detergenti acidi | ADUXP |
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Frazione di proteina grezza | Denominazione | Degradazione enzimatica | Calcolo |
A | Azoto non proteico (NPN) | Non applicabile | XP - WUXP |
B1 | Proteina pura solubile in tampone | Rapida | WUXP - BUXP |
B2 | Proteina pura insolubile in tampone (solubile in ND) | Variabile | BUXP - NDUXP |
B3 | Proteina pura solubile legata alla parete cellulare | Da variabile a lenta | NDUXP - ADUXP |
C | Proteina pura insolubile legata alla parete cellulare | Indigeribile | ADUXP |
Con le informazioni ottenute dal frazionamento delle proteine grezze, gli animali da allevamento possono essere alimentati in base alle esigenze e le risorse disponibili vengono utilizzate in modo ottimale. L’analisi differenziata del contenuto proteico dei mangimi offre diversi vantaggi alle aziende agricole:
- Utilizzo efficace del mangime e conseguente risparmio sui costi
- Incentivazione della salute degli animali evitando alimentazioni inadeguate
- Riduzione al minimo degli impatti ambientali negativi, ad esempio riducendo l’escrezione di ammoniaca o fosfato